Novità sulla cura per il Coronavirus: “Riproduciamo anticorpi in laboratorio!”

Noi della L & N de’ Liguori teniamo molto al benessere dei nostri clienti. Non è la solita frase promozionale che si dice per provare a vendere di più ma la filosofia di un’azienda importante improntata su una famiglia, che ha quindi certi valori e certi legami interni. Ecco perché studiamo sempre nuove polizze sulla salute per te ed ecco anche perché investiamo molto tempo ed energie a scrivere articoli utili in tal senso nel nostro blog. E’ in questa cornice che si inseriscono le novità sulla cura del Coronavirus che ti riportiamo.
Lo stato attuale del Coronavirus
Il Presidente Conte è stato chiaro quando ha parlato di “periodo di convivenza col virus”. Il Coronavirus è una pandemia ancora pericolosa, la battaglia non è finita. Si sta studiando il modo di testare e commercializzare un vaccino ma non tutti sono convinti che si tratti di una cura efficace che blocchi la malattia negli stadi iniziali. Ci sono ancora troppe domande senza risposta. Ecco perché è bene tenere le antenne dritte sulle novità sulla cura del Coronavirus.
Le parole dell’esperto
Ad illuminarci su un tema così complesso arriva il Direttore del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova e del Laboratorio di Virologia e Microbiologia dell’Università AO di Padova Andrea Crisanti che in merito dice:
Il SARS-CoV-2 è un virus a RNA positivo, ovvero costituito dall’acido nucleico a singolo filamento (il DNA, invece, è a doppio filamento, strutturato nella famigerata doppia elica), in questo caso in grado di sintetizzare direttamente le proteine di cui ha bisogno per sopravvivere.
Ma solo se, come tutti i virus, riesce ad ingannare un malcapitato ospite le cui cellule iniziano a replicare il virus “pensando” di produrre proteine a loro necessarie. I virus dunque hanno bisogno di altre cellule per sopravvivere e tendono a mutare per adattarsi ai possibili malcapitati ospiti e sopravvivere. Non è inoltre chiaro se e per quanto tempo il SARS-CoV-2 riesce ad immunizzare coloro che hanno superato la malattia. Ha senso dunque pensare ad un vaccino se il virus muta spesso e se si dubita che persino l’immunizzazione naturale sia reale e duratura?
Sulla patente di immunità io sollevo sempre dubbi e cautele, perché non sappiamo ancora diverse cose. Innanzitutto se gli anticorpi sono protettivi e per quanto durano. E sulla base degli studi che abbiamo fatto sull’idoneità delle sacche di plasma i dubbi aumentano, perché la maggior parte di questo plasma non è neutralizzante in vitro e gli asintomatici non producono anticorpi. Io inizio ad essere allarmato. L’immunità indotta naturalmente dal virus è così varia che non mi sento di dire che la maggior parte delle persone che si infettano poi sono protette.
La strada migliore per vincere il Coronavirus
Le dichiarazioni di Crisanti sul vaccino per il Coronavirus non devono essere viste nel modo sbagliato. Non è allarmismo ma voglia di centrare il problema. Non a caso, l’esperto prosegue:
La speranza di trovare un vaccino per il Coronavirus non deve mai morire. E penso che siano giustificati i tentativi che si stanno facendo per trovarlo. Ma dobbiamo fare i conti con la realtà: non è possibile sviluppare vaccini per tutte le malattie. In questo caso non sappiamo ancora dove si colloca il virus. È entrato in questa nicchia ecologica da poco tempo, troppo poco. Non sappiamo nemmeno se il sistema immune esercita una pressione selettiva e dove la esercita.
Perché puntare sul plasma iperimmune
Questa novità sulla cura per il Coronavirus sembra dare ottimi risultati. La tecnica, il cui nome scientifico è “terapia immunologica passiva” usa anticorpi già sviluppati da qualcun altro, non inducendo lo sviluppo di anticorpi “autogeni”. Purtroppo ci sono diversi limiti e difficoltà tra cui:
Non basta per tutti. Soltanto una piccola frazione di plasma che riceviamo da pazienti guariti è idoneo. Questo perché la maggior parte delle persone che si ammala con sintomi lievi poi sviluppa pochissimi anticorpi. Un’altra parte sviluppa anticorpi ma questi risultano non bloccanti, ovvero non in grado di neutralizzare l’ingresso del virus nelle cellule. La frazione di plasma “buono” oscilla tra il 20 e il 30%.
E poi si usa solo in casi particolari. Proprio perché non è per tutti, viene somministrato solo in casi particolari, alle persone che non hanno risposto a terapie diverse e che si avviano alla terapia intensiva. Anche se alcuni studi e linee guida indicano che in realtà la terapia andrebbe somministrata negli stadi iniziali della malattia per bloccarne subito l’avanzata. Ma attualmente non si può.
Il futuro prossimo sulle novità della cura per il Coronavirus
La tecnologia per riprodurre anticorpi umani in vitro esiste ed è anche piuttosto consolidata. Nel prossimo futuro invece di somministrare il plasma si potrà avere la terapia con anticorpi ricombinanti umani. A quel punto non ci sarebbero i limiti di cui abbiamo appena parlato perché la terapia sarebbe per tutti e standardizzabile.